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«Un grande narratore capace di cogliere i dettagli più profondi nel magistrale artigianato del raccontare.» La Stampa «Sepúlveda ha il senso della narrazione concisa ed efficace, il gusto delle immagini finemente cesellate, un grande dono dell’evocazione che gli permette di rendere semplici, stilizzandoli, gli esseri e gli avvenimenti più complicati.» Le Monde Un professionista è sempre un professionista, ma la giornata era iniziata male: a Madrid faceva un caldo infernale e la sua amichetta francese l'aveva piantato come un cretino per un tizio incontrato a Veracruz. La compagnia di una buona bottiglia di whisky e di una mulatta che si portava dietro tutta l'aria dei Caraibi non gli aveva risollevato l'umore, quella ragazzina viziata dai fianchi sodi e dalla bocca rossa lo aveva proprio messo a tappeto. In fondo, dietro i modi da duro lui era un killer sentimentale. Non che fosse superstizioso, ma in una giornata del genere la cosa migliore sarebbe stata non accettare incarichi, nonostante la ricompensa a sei zeri esentasse. Il tipo che doveva eliminare, uno con l'aria dell'idealista, ma anche di chi non soffre la solitudine tra le lenzuola, non gli piaceva affatto, puzzava troppo di filantropia. I retroscena dell'incarico, però, stranamente lo incuriosivano. Chi voleva la morte di quel messicano? Quali peccati aveva commesso? Come mai due gringo, agenti della DEA, sorvegliavano la sua camera? Perché un filantropo appariva coinvolto in traffici di droga? Era sempre rischioso farsi troppe domande in un mestiere come il suo dove non esistevano licenziamenti ma certificati di morte.