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Le luci bianche di Parigi
Le luci bianche di Parigi | Theresa Révay
Ogni famiglia infelice è infelice a modo suo, si sa. Ma qual è la più infelice, se non quella che, prima di sprofondare nella miseria, ha conosciuto gli agi e le comodità della ricchezza? Nel febbraio del 1917 a San Pietroburgo la Guerra civile è nell’aria. I negozi sono presi d’assalto, gli operai paralizzano la città a suon di scioperi e i rivoltosi chiedono a gran voce che lo zar restituisca la Russia al popolo. Solo la contessina Ksenija, figlia del generale dell’esercito Fëdor Sergueievitch, sembra non preoccuparsene. Per lei esistono solo ricevimenti, balletti e torte al cioccolato da dividere con la sorellina Maša davanti al caminetto. Quando suo fratello maggiore Saša parte per il fronte, però, e il padre viene giustiziato da un gruppo di uomini «col busto bardato di cartucciere e in testa copricapi di pelliccia», Ksenija capisce che la Rivoluzione – qualunque cosa sia – non ama i ricchi, e scappa in Europa. La sfortuna, tuttavia, non l’abbandona. Durante il viaggio la ragazza perde anche la madre e, una volta sbarcata a Parigi, è costretta a ricamare vestiti giorno e notte per pagare l’affitto della mansarda in cui vive con la sorella. Una sera, però, si imbatte in un giovane fotografo di moda, Max von Passau, e avverte «lo strano presentimento» che quello sconosciuto avrà un ruolo importante nella sua vita. Tra i due è amore a prima vista. Un amore purissimo, travolgente, che va contro ogni logica. Perché lui è sposato e deve tornare a Berlino per alcuni affari di famiglia, e perché lei deve occuparsi del fratello Saša, rientrato malconcio dal fronte, e della sorellina che sta muovendo i primi passi come modella. In realtà, Ksenija è troppo orgogliosa per chiedere a Max di restare. E non lo farà neanche quando, quasi un anno dopo, i due passeranno assieme una notte indimenticabile in una Parigi ormai assediata dai nazisti. Se c’è una cosa, tuttavia, in cui Ksenija spera ancora con tutta se stessa – mentre intorno a lei il mondo è sconvolto dalla Seconda Guerra mondiale, dalla Resistenza francese e dall’inizio della deportazione degli ebrei – è che un giorno Max possa rivedere le luci di Parigi e, «un passo dopo l’altro», fare ritorno da lei. Theresa Révay – una delle scrittrici di romanzi storici più lette e apprezzate, già finalista al prestigioso Prix des Deux-Magots nel 2006 con La soffiatrice di vetro – racconta con delicatezza e maestria l’indimenticabile storia di due innamorati divisi dalle grandi trasformazioni del Novecento, dimostrando di saper rinnovare «la grande tradizione del romanzo romantico (Le Maine Libre)». Scorrevole, ammaliante e sorprendente: Le luci bianche di Parigi è un nuovo classico sull’amore, sul destino e sulla ricerca della felicità. «Nel cuore dell’Europa in preda ai totalitarismi, una passione burrascosa tra una donna libera e un artista di talento». Ici Paris Un bestseller internazionale, una travolgente storia d’amore sullo sfondo dei grandi eventi del Novecento. «Uno splendido romanzo storico, scritto da una penna dotata di grande sensibilità». Maxi «Lasciatevi travolgere dalla forza dei sentimenti e dalla potenza dell’affresco storico». Marie-Claire «Una grande saga storica e di passioni, che si divora in un attimo». France Dimanche
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