Prima GILEAD, poi LILA, infine CASA. Libri contigui da divorare anche in modo autonomo. Storie di resurrezione e di morte che evidenziano i danni di una religione palliativista. Dei tre, "Casa" mi ha segnato profondamente. Racconta di un modo ipocrita di perdonare. Il male è appena tollerato. Un padre finge di accogliere il figlio. La parabola del figlio che si prodiga, inutilmente. In "Casa" c'è la ricerca di un posto per gli spiriti inquieti.

"Per me scrivere è sempre stato come pregare, anche quando non scrivevo preghiere, come spesso capitava. Ci si sente in compagnia." (Gilead, Marilynne Robinson, p. 20)

"Quel galileo non si conciliava per nulla con la mia vita, con il mondo come lo conosciamo e come ce lo siamo fatto. Non si poteva in nessuna maniera farcelo stare come un "innocuo" [...] Quanto più cresceva il rancore e me ne rendevo conto, tanto meno riuscivo a mantenere la stima di me stessa"

"Se non c'è peccato in questo mondo non c'è Dio in cielo. Niente cielo. A alcuni andrebbe anche bene così." (Diario di preghiera, Flannery O'Connor, p. 41)

Quei ragazzi che a Dublino erano degli animali, qui ti raccontavano cose di cui si sarebbero vergognati a morte: ti parlavano delle ragazze alle quali erano andati dietro, o dei loro incubi, o del futuro che credevano di avere avanti. Erano troppo stupidi per capire quanto fosse breve. (pag. 56)